Leonardo Rosa

 

Il lunedì successivo ai tre giorni intensi del WMF è il momento giusto per fare qualche considerazione.

Facendo un rapido calcolo, la mia prima edizione risale al 2018: questa, quindi, è stata la mia ottava partecipazione (sì, sono tra quelli che fanno fatica a separarsi dal vecchio nome Web Marketing Festival…).

Parlando con vari colleghi, la domanda che ricorre sempre in questi casi è: “Com’è stata questa edizione?”. Una risposta oggettiva non esiste: le aree tematiche erano moltissime e ciascuno ha potuto costruire il proprio, personalissimo puzzle, spesso dopo indecisioni sofferte dovute a speech potenzialmente interessanti, ma in contemporanea.

Io ho scelto di seguire quasi esclusivamente il filone legato all’Intelligenza Artificiale, declinato in molteplici scenari. Mi sono portato a casa informazioni pratiche, casi studio, tool di cui ignoravo completamente l’esistenza: molti di questi davvero utili – almeno sulla carta -, quantomeno da provare.

Il bello del WMF è proprio questo: ricevere input – alcuni scontati, altre volte troppo tecnici o fuori contesto, ma il più delle volte meritevoli di ascolto -, porre domande agli specialist (tutti, nel mio caso, estremamente gentili e disponibili), attivare nuovi contatti, anche al di là dei progetti immediati.

Altra domanda focale: l’AI sta sottraendo posti di lavoro a molte persone? Inevitabile. Ma è importante ricordare che la rilevanza di un professionista risiede nella sua visione e nella capacità di pianificare. Gli strumenti di intelligenza artificiale, che oggi producono ottimi “semi-lavorati”, sono, per i professionisti che li usano efficacemente, un mezzo per realizzare più progetti nello stesso lasso di tempo. E per le aziende, un’opportunità di accedere a servizi/prodotti di qualità sensibilmente superiore, a costi che dovrebbero essere più contenuti.

Note sull’organizzazione

Un plauso va anche all’organizzazione: rispetto allo scorso anno, ho trovato migliorata la distribuzione logistica delle sale all’interno dell’immenso polo fieristico di Bologna. Muoversi da un padiglione all’altro è stato semplice e veloce.

Un lato negativo? A Bologna manca il mare. Sarebbe bello leggere un giorno: “Dal prossimo anno si torna al Palacongressi di Rimini”. Ma temo resti solo un’illusione nostalgica.

E ora?

Ora si torna alla realtà. Ok sul principio We Make Future, ma la pratica inizia dal presente.

 

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